Immersione nella settima edizione.
Madrid, 25 – 27 Ottobre 2019
Inizialmente tra i tavoli si sentiva parlare solo spagnolo.
Oggi, quando ho chiesto il titolo di un’opera prodotta dalla casa editrice Witti Kiwi, ho ricevuto una risposta in inglese.
Fiebre Photobook ha un volto molto più internazionale a ogni nuova edizione. Quella in corso è la settima edizione, diretta da Miren Pastor and Olmo González.
Prima di tutto, la fiera ha sigillato la sua internazionalizzazione come fiera pioniera dei foto libri in Spagna con la presenza di 27 case editrici e 70 progetti di auto pubblicazione e diverse occasioni di incontro tra artisti emergenti, professionisti e pubblico interessato al foto libro.
Le sorprese di questa edizione
Erano presenti progetti del calibro di Witti Kiwi e Akina che merita una doppia menzione per aver messo in vendita la seconda edizione del potente “ANGST” di Soham Gupta, un’opera che mescola terrore, amore, lussuria a Calcutta e genera una risata imbarazzata e confusa.
Come rappresentante della casa editrice Akina era presente la sua editrice Valentina Abenavoli che ha tenuto il workshop “Un corso intensivo sulla lettura della fotografia” nelle giornate di venerdì e sabato.
Senza dubbio Fiebre Photobook Festival sta diventando una potente piattaforma per la diffusione di nuove case editrici e progetti di pubblicazione indipendente.
La proposta del festival è così autentica che l’uso che alcuni autori fanno dei social network rimane a un livello elementare. Spesso le informazioni non vanno al di là delle prime tre opzioni di ricerca su Google e talvolta manca persino un sito web ufficiale.
In questo terreno di gioco con una presenza del tutto marginale al web abbiamo “Anonyme”, membro di una casa editrice radicale. Alla fiera indossava un cappuccio e una fascia che gli copriva la bocca e il naso, solo i suoi occhi erano visibili.
Il suo manifesto: un foglio bianco con la parola “Anonyme” scritta a penna. Proseguendo, la mia attenzione è stata attirata dal lavoro di Ana Raquel Leiva Muñoz e del pieghevole di illustrazioni teneramente intitolato “Uccello e albero” di Alexandra Kuhn.
La struttura di Fiebre
Questa edizione di Fiebre Photobook Festival si è tenuta nella splendida Sala El Águila in stile neo-mudéjar che era l’ex birrificio El Águila, restaurato per diventare l’importante spazio di rinascita culturale che è oggi.
Lo spazio della sala era diviso in due sezioni: tavoli ai lati lungo le pareti e due grandi tavoli al centro della stanza.
Proprio tra questi ho trovato il lavoro “EX” di Marlene Freniche: una meraviglia che invogliava a fare scorrere leggermente le dita lungo la copertina del foto libro, è sicuramente un n libro denso e spesso, la sua densità fotografica che la memoria di famiglia contiene nel suo lavoro di 116 pagine.
Un buon foto libro ti consente di essere coinvolto, ciò significa che un buon foto libro crea una forma di relazione.
Infatti si basa su un tocco reciproco, le domande e le risposte vanno avanti e indietro tra le immagini e sono segnate dall’interruzione di pagina.
Edizione di guerra
Un esempio di questa relazione è “Edizione di guerra” di Roberto Aguirrezabala.
L’autore ha creato un’opera caratterizzata da un’attraente tridimensionalità che si presenta contemporaneamente come una specie di catalogo, enciclopedia e libro pop-up sulle guerre europee del ventesimo secolo, premiato al PhotoEspaña 2019.
Alla fine, prima di partire ho visto un ragazzo dell’editor La Balsa che stava recensendo un titolo auto pubblicato. Per me questo gesto riassume lo scopo del Fiebre Photobook Festival.
Ora sono gli editori indipendenti un po’ più autosufficienti ad avvicinarsi ai tavoli centrali alla scoperta di quello che accade nel mondo dall’autoproduzione. Proprio le auto pubblicazioni oggi sono il simbolo di tutto l’entusiasmo e di tutta l’energia positiva di una nuova generazione di fotografi.
Articolo di Nicola Torriti