Progetto editoriale di Vladimira Kotra
Intervista di Maria Serena Bongiovanni
Il corpo umano ha migliaia e migliaia di volti. Possiamo avere diversi modi di convivere con esso come uomo, donna o entrambi. E c’è sempre una domanda con cui dobbiamo fare i conti: chi sono io?
Attraverso i ritratti intimi della protagonista e la storia raccontata nel progetto fotografico Chimera, ci scontriamo con il tema dell’identità, i pregiudizi e le ripercussioni sociali e personali della transizione di genere.
Chimera è un libro d’autore, in cui ogni dettaglio, dal tipo di carta, all’inquadratura, al gioco sulla dualità sempre presente, hanno un significato profondo. Chimera è un progetto pieno di immagini preziose che documentano la ricerca dell’identità. In questa intervista l’artista e fotografa Vladimira Kotra ci parla del suo progetto e dell’impatto di questa ricerca sulla percezione dell’altro e sulla modalità di trattazione artistica della ricerca identitaria oggi.
L’autrice
Vladimira Kotra (1990, Frýdek-Místek, Repubblica Ceca) si è diplomata presso l’Istituto di Fotografia di Opava (CZ), è stata finalista nella categoria Ritratto del Czech Press Photo Award 2016. Il libro CHIMERA è stato selezionato da Kassel Dummy Award 2018 e Self Publish Riga 2018 ed è stato scelto come finalista al Photo book 2018 al Singapore International Photography Festival.
Prima di tutto, ti va di raccontarci un po’ di te?
Sono una fotografa a cui piace lavorare sui confini del pensiero umano, sia per raggiungere una maggiore tolleranza e apertura sia per ragionare su ciò che consideriamo verità assolute.
Di cosa parla il tuo progetto?
CHIMERA è un progetto fotografico che, in modo autentico, a volte crudo, cattura i sentimenti di una donna intersessuale, erroneamente percepita come un uomo fin dall’infanzia. All’età di 27 anni, un giorno si è svegliata sentendo di essere una donna, ha vissuto per due anni come transgender ma prima di sottoporsi a un intervento chirurgico i medici hanno scoperto che il suo corpo contiene informazioni genetiche appartenenti sia all’uomo sia donna. Due embrioni gemelli di generi opposti nelle prime fasi della gravidanza si sono fusi in uno.
La protagonista di questo progetto, Gabi, possiede più organi con il genoma femminile che con quello maschile. Per me, il progetto riguarda la ricerca di identità, la ricerca della verità e della felicità, il caos, l’anomalia e molte altre contraddizioni che ci teniamo dentro.
Quali sono le domande alla base del tuo libro?
Sono molto interessata al confronto con persone che hanno stili di vita molto diversi dal mio.
Passo molto tempo a pensare al loro percorso e stile di vita. Mi lascio assorbire dalle vite degli altri, dal loro modo di affrontare la quotidianità e grazie a questa diversità, rifletto sulla mia vita. Le foto frutto di questa osservazione possono mediare tra la percezione di questo mondo e gli altri. Sono interessata a raccontare le storie delle persone, alle loro esperienze e alle loro idee. Per questo motivo, il mio prossimo libro conterrà più parti di testo rispetto a quelle presenti in Chiméra.
Come hai conosciuto Gabi?
Gabi, precedentemente Pavel, era un caro amico di liceo del mio ex marito. Era venuto a trovarci e si erano messi a parlare di politica, economia e altri argomenti “virili”. Poi, un giorno, dopo anni di ricerche e riflessioni, si è reso conto di non essere un uomo. Penso di non aver scelto questa storia, è stata questa storia a scegliere me. Ho chiesto a Gabi la possibilità di documentare la sua trasformazione e lei ha accettato.
Inizialmente trascorrevo più tempo con lei che mio marito e per la prima volta, stavo fotografando qualcuno a cui piaceva davvero essere protagonista dei miei scatti.
Qual è la sua storia?
Gabi ha vissuto dei momenti davvero difficili durante la sua infanzia. Non è mai appartenuta a nessun gruppo sociale. Ha letto enciclopedie fin dall’infanzia, all’età di 12 anni stava costruendo esplosivi, aveva un QI molto alto. Suo padre l’ha abbandonata da piccola, all’età di 18 anni, sua madre l’ha lasciata per andare a lavorare all’estero e non l’ha più incontrata da allora. Inoltre, ha sperimentando diverse droghe e pratiche sessuali durante la sua vita, si è sposata e sembrava essersi stabilizzata, ma non era ancora felice.
Cosa significa CHIMERA?
Dunque, in medicina il “chimerismo” è una condizione in base alla quale una persona non ha uno ma due genomi completi nel suo corpo, cioè cellule originate da individui diversi. In senso figurato e mitologico, si riferisce alla mostruosità, all’anormalità e alle forme di deviazione.
E cosa significa per te?
Quanto ti sei sentita coinvolta?
Penso di essere stata troppo focalizzata sul progetto. Ho discusso di argomenti legati ai transgender con tutti i miei amici, fissavo le persone sui trasporti pubblici, esaminando le caratteristiche maschili e femminili e pensando a cosa significhi essere donna per me. Stavo cercando di essere di supporto a Gabi e credevo davvero nel lieto fine della sua storia ma dopo sei mesi dall’inizio della sua trasformazione, l’euforia si è trasformata in depressione e odio per il proprio corpo. Gabi ha iniziato a pubblicare su Facebook post pieni di disperazione ogni giorno. Una mattina, ho scoperto lì una lettera d’addio in cui descriveva le motivazioni che la spingevano al suicidio. Mi sono abbattuta moltissimo per questo, ma alla fine grazie a tutti i suoi post sui social network, siamo riusciti a trovarla in tempo. Era in pessime condizioni, ma ancora viva.
Secondo te, qual è la sfida per una fotografa oggi?
Prima di tutto, per me i progetti personali sono sempre stati più importanti della fotografia commerciale, questo mi rende meno brava di quanto vorrei essere.
Quindi la sfida è riuscire a combinare entrambi gli aspetti in modo da avere soldi sufficienti per pagare l’affitto e anche abbastanza tempo per i progetti personali, per gli amici e i familiari. Se potessi scegliere, dedicherei il mio tempo solo a progetti che hanno un senso profondo per me.
Credo che questo sia l’ideale di ogni artista.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Le mie fonti di ispirazione sono le persone, la filosofia, la scienza, l’arte. La vita stessa. Ho una mente curiosa che mi porta ad approfondire molti argomenti interessanti, però ho una pessima memoria. Forse è per questo che sento il bisogno di rendere le cose permanenti con la fotografia.
Pensi che la fotografia possa rendere le persone più consapevoli?
Penso di sì. Le persone chiudono gli occhi su molte cose, non vogliono vedere i problemi e, sfortunatamente, non pensano a molte cose se non devono davvero farlo.
Credo che quando un fotografo trova un modo per affrontare un argomento nel modo giusto, crea un modo per avvicinarsi di più alle persone. Ecco perché mi piace la combinazione di testo e fotografia, i due mezzi possono completarsi a vicenda, in questo modo non è necessario sforzarsi o dover capire le storie semplicemente guardando le immagini.
Prima di tutto, per me è è importante che il mio lavoro non abbia solo forza visiva, ma che sia anche in grado di far riflettere le persone.
you are different,
you don’t fit in,
searching,
and one day you realize…
… that you have found it.
Credit:
www.vladimirakotra.cz.
Photo Credits:
© Vladimira Kotra, Chimera
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