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Lo sguardo e l’ombelico: conversazione con Olivo Barbieri

Trasformazione dei paesaggi urbani in opere d’arte.

Racconto dell’ incontro con Olivo Barbieri,
Mestre, 18 gennaio 2020

Houston, Olivo Barbieri
Houston from “Site Specific”
© Olivo Barbieri


“Non mi ha mai interessato la fotografia ma le immagini.
Credo che il mio lavoro inizi laddove finisce la fotografia”


Con questa celebre citazione ha avuto inizio il primo appuntamento de Lo sguardo e l’ombelico: il ciclo di appuntamenti dedicati alla fotografia contemporanea presso il Centro Culturale Candiani di Mestre, curato e oraganizzato dal fotografo Giovanni Cecchinato.

L’incontro si è rivelato essere un viaggio tra i viaggi, alla scoperta di una carriera caratterizzata da grandi esplorazioni tra Oriente e Occidente, per ritrarle ma soprattutto per comprenderle. Il viaggio si svolge in compagnia dell’organizzatore e di Carlo Sala, critico d’arte, curatore e docente al Master di Fotografia dell’Università IUAV di Venezia.

Si comincia con le prime esperienze e in particolare con Viaggio in Italia: un diario di viaggio a più voci promosso da Luigi Ghirri ed Enzo Velati nel 1984. Infatti Olivo Barbieri appartiene alla generazione di fotografi che all’inizio degli anni ottanta si è riunita intorno alla figura di Luigi Ghirri. L’idea di base del progetto era mostrare l’Italia dei luoghi meno visti e visibili, ben lontana dai paesaggi cartolina e dalle più comuni e diffuse immagini dei centri storici.

Nel caso di Barbieri la dualità ha fatto da protagonista, con immagini realizzate tra Italia e Francia: scorci di quotidianità e normalità dai colori saturi, quasi bruciati e per la prima volta sono entrate in campo le visioni notturne. Una previsione di quelli che sarebbero stati gli scatti del “futuro”.

A proposito di scatti notturni, abbiamo fatto tappa davanti a una foto iconica del Colosseo con un uomo di spalle, diventata iconica proprio negli anni in cui le foto cartoline erano demonizzate. La foto è stata scattata in un Venerdì Santo mentre pioveva a dirotto. Barbieri ha raccontato che la persona era lì per caso in contemplazione della città sotto il suo ombrello, “io invece ero fradicio e mi sono inzuppato e ho dovuto comprare un paio di scarpe nuove il giorno dopo ma 7/8 giorni dopo ho scoperto che ne era valsa la pena.”

In questo viaggio biografico si va avanti e indietro tra città e ricordi.

Barbieri racconta di aver iniziato a ragionare sull’uso del bianco e nero dopo una mostra di Cartier Bresson a Milano che lo colpì profondamente. Così ha iniziato a ragionare sull’uso del bianco e nero sull’esistenza delle piazze metafisiche di De Chirico nella realtà. In questo è stato aiutato dalla provenienza Emiliana- ha aggiunto lui! Del resto la Metafisica è nata a pochi passi da lui.) così ha iniziato a fotografare le piazze ed è poi giunto al progetto Notte del 1991 e alle Illuminazioni artificiali del 1995.

In un continuo viaggiare tra Oriente e Occidente, tra rapporti con l’immagine così diversi, cosa viene fuori? Questa è stata una domanda rivolta . al fotografo ma vale per tutti. Cosa sappiamo oc rediamo di saperne?

Per Barbieri i viaggi hanno aiutato a rendere chiaro i caratteri distintivi dei luoghi che spesso si danno per scontato e ha imparato più dell’occidente in oriente che dall’occidente in occidente. Per esempio della Cina lo interessavano particolarmente l’illuminazione artificiale, che era sregolata e più libera. Le città erano illuminate fortemente con una disinvoltura che noi non abbiamo mai avuto.

Altra tappa: SITE SPECIFIC

Per “Site specific” ha visitato 60 città, le foto di alcune di queste sono rimaste inedite. Nel 2004 è stato l’unico a fotografare Shangai da un elicottero. Se è vero che l’arte si può permettere di immaginare il mondo dopo che è stato programmato, allora si può fare qualcosa di simile in fotografia facendo apparire le immagini come rendering. Per questo a Houston ha fotografo il tempio azteco come un progetto ancora da approvare.

E il titolo? Il titolo può essere frainteso e può essere offensivo, lui lo ha voluto usare ironicamente verso l’arte contemporanea, si riallaccia a anche ai luoghi identitari, vedere dopo una tragedia come quella delle torri gemelle se effettivamente la sparizione di certe icone fa soffrire.

Site specific è un progetto delle fina degli anni 90 quando aveva smesso di fotografare in modo oggettivo per decidere cosa mostrare come soggetto principale nell’immagine e aveva capito che tutto sembrava un plastico.


Tra fotografia e video


Quando ho iniziato a fare questi lavori non si usava ancora Google Earth. I miei sono luoghi fotografati dall’elicottero.

Tutto sembrava finto e allora si è chiesto: “se lo metto in movimento cosa succede? E così sono nati il film”.

Il progetto che unisce foto e video è iniziato nel 2003. Da allora ha raccontato diverse città Roma, Torino, Montreal, Amman, Las vegas, Shanghai, Siviglia, New York e altre. Il progetto include diversi film 35 mm ed è proprio con la visione di uno dei film della serie di Site Specific che si è conclusa la conversazione con il fotografo.

A fine conferenza, la percezione di qualsiasi spazio intorno cambia. Se potessimo vederci con l’obiettivo di Barbieri, saremmo anche noi indistinti di quei corpi sociali e architettonici, accelerati, in mutazione, annegati nel frastuono della modernità? Era sottinteso l’invito a ragionare sulla percezione dei luoghi e sulla loro progettazione e sul loro potere deduttivo.

Del resto la fotografia ha un potere innegabile, ha la capacità di mettere in relazione quello che è percepibile con quello che è difficilmente visibile.

E questo ciclo di incontri entra proprio nel vivo di questa dinamica relazionale, con un invito aperto e gratuito a scoprire di più.



Maria Serena Bongiovanni



Foto:
gentile concessione dell’artista.
Olivo Barbieri

Per maggiori informazioni sul ciclo di incontri:
Lo sguardo e l’ombelico|appuntamenti

Organizzatore:
https://www.giovannicecchinato.it

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