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Un mondo a colori. Alla scoperta della produzione artistica di Anouk Kruithof

Fotografie di Anouk Kruithof
Intervista di Maria Serena Bongiovanni

Oggi nuotiamo in un oceano di immagini. Mi viene in mente una domanda: qual è il valore di una foto nel panorama fotografico contemporaneo? E quale opportunità ci offre? La fotografia è un mezzo molto flessibile, non dimentichiamolo. Anzi, superiamo la considerazione statica che abbiamo delle immagini fotografiche perché è possibile tradurre le fotografie in qualcos’altro, per esempio in sculture.

Per questo motivo abbiamo incontrato l’artista olandese Anouk Kruithof che realizza foto libri e utilizza la fotografia in modo non convenzionale.
Ci siamo inoltrati nel suo lavoro e abbiamo avuto la prova di quanto complesso e poliedrico sia il mezzo fotografico.

La fotografia è utilizzata e approcciata da prospettive e angolazioni diverse, il mezzo fotografico manipolato da Anouk Kruithof con grande talento rivela una straordinaria versatilità. Infatti la sua vastissima produzione spazia dai collage fotografici alle animazioni video, installazioni, sculture, pubblicazioni, performance e interventi pubblici.

Attraverso questa intervista, Anouk Kruithof ci ha fatto scoprire il suo punto di vista sull’editoria, sulla fotografia e sul suo ultimo lavoro fotografico AUTOMAGIC.

Calotaip vi presenta i suoi progetti editoriali e il suo approccio alla fotografia come mezzo espressivo dalle “infinite possibilità”.

Noi ne siamo rimasti affascianti e siamo felicissimi di averla intervistata.

Grazie Anouk!

BIO

Anouk Kruithof (1981) è un’artista olandese.
Attualmente vive e lavora tra Amsterdam, New York e Città del Messico, dedicandosi ad attività di insegnamento scrittura e produzione artistica.
Ha fondato The Anamporphosis Prize, un premio internazionale destinato ai migliori foto libri auto pubblicati. Ha esposto in diverse istituzioni internazionali situate a Mosca, San Pietroburgo, New York, Amsterdam, Rotterdam, Liegi, Vienna e Shangai.
Le sue opere sono state acquisite da enti prestigiosi e sono visibili tra gli altri, nelle collezioni del FOAM Amsterdam, Het Stedelijk Museum, Fotomuseum Winterthur, Museum Het Domein Sittard, MoMA, ICP, Pier24 Photography di San Francisco.

Nel 2012 ha ricevuto un ICP Infinity Award dall’International Center for Photography di New York e nel 2011 si è aggiudicata il Grand Prix Jury al Photoglobal di Hyères, Festival internazionale di fotografia in Costa Azzurra.

Come sei arrivata alla foto editoria?
Ho iniziato a creare foto libri all’inizio del mio percorso all’accademia di belle arti, tra il 1999 e il 2000. Inizialmente creavo solo una copia per libro, poi ho capito che per me il libro e la fotografia sono un modo perfetto per raccontare una storia e dare forma all’idea fotografica tra le pagine del libro.

Ci racconti qualcosa di più sul tuo processo creativo?
Di solito inizio da un progetto fotografico di base formato da una serie di immagini relativi a un determinato argomento. Priam di tutto stampo le diverse immagini, creare diversi schizzi e preparo diverse combinazioni, incollo tutto sia manualmente sia digitalmente tutto insieme e poi ragiono sulla visione d’insieme che ottengo.
Normalmente butto giù anche un sacco di pensieri e mi confronto con i grafici, mi capita persino di lavorare insieme a loro, uno accanto all’altro.

Per me è fondamentale ragionare sui motivi che mi spingono a pubblicare un libro e su cosa mi aspetto da questo libro insieme ad alcune persone di cui mi fido particolarmente tra le quali il designer e l’editore. Tutto questo lavoro preliminare insieme agli altri rende senza dubbio più chiara e semplice la realizzazione del libro.
Quindi lavoriamo tenendo in mente queste domande come punti di partenza.

© Anouk Kruithof

Per me fare arte ed essere un artista significa dedicare tutta la vita alla produzione ed espressione di quello in cui credo, alla mia ideologia.
Lotto per un modo di vedere le cose più aperto, inclusivo, multiforme e colorato, lotto per poter godere del mondo in tutta la sua complessità.

Anouk Kruithof




Guardando il tuo lavoro, si ha l’impressione che la fotografia possa diventare scultorea, come avviene questo passaggio?
Come sei riuscita a integrare fotografia e scultura?
Il mio lavoro è sempre stato abbastanza “spaziale”.
Di conseguenza, provo sempre a immaginare cosa si possa provare entrando in uno spazio in cui si vede una fotografia o un’atra opera d’arte intorno a sè e immagino proprio il mio lavoro lì intorno alle persone, in grado di circondarle. Mi piace anche guardarmi attorno e cogliere i diversi aspetti della vita, visto che viviamo in un mondo aperto.


Il rapporto tra fotografia e scultura ha una lunga storia, del resto quasi tutti gli artisti lavorano in qualche modo con le immagini (fotografiche). A volte le mie immagini diventano materiali di partenza per ottenere un lavoro tridimensionale.

© Anouk Kruithof

In che modo dialogano i testi e le immagini nei tuoi libri? Sei più interessata alla spiegazione del loro contenuto o a una narrazione per immagini più scorrevole?
La parte di testo può far parte di un libro e può trovarsi nella parte iniziale o in quello finale, dando così all’opera (libro) un contesto più definito. Il testo inserito può essere un saggio oppure una poesia. Non seguo un criterio di scelta definito, decido in base al libro quale testo inserire all’interno. Come la mia pratica artistica trova espressioni diverse grazie a strumenti espressivi diversi, allo stesso modo io mi muovo su più fronti.

Infatti nel mio lavoro non faccio mai una sola cosa, perché per me fare arte ed essere un artista significa dedicare tutta la vita alla produzione ed espressione di quello in cui credo, alla mia ideologia.
Lotto per un modo di vedere le cose più aperto, inclusivo, multiforme e colorato, lotto per poter guardare il mondo in tutta la sua complessità.

Perciò mi piace anche quando le foto, le opere o i libri che creo o guardo hanno questi tratti di complessità intorno a loro. L’arte deve aiutarti a vedere sempre “di più” e in qualche modo a varcare tutte le “porte” dell’immaginazione. Per me se raggiungi tutto questo, ti trovi davanti a qualcosa che puoi chiamare Arte.




L’ultimo fotolibro: AUTOMAGIC


Potresti darci una breve panoramica del tuo ultimo lavoro Automagic?
Automagic è un oggetto-libro che contiene immagini tratte dall’archivio “automagic” scattate con l’iPhone e con piccole fotocamere digitali in un arco temporale di dodici anni. Il libro non vuole presentare un racconto chiaro e fluido. La narrazione è creata piuttosto dai ricordi e dalle libere associazioni dell’osservatore scatenati dalle nove storie raccolte nei nove libri fotografici, uniti a un libro di testo, tutti all’interno di una scatola di vetro sintetico trasparente.


Questo libro è un’esplorazione di un archivio di immagini trasformate tramite fotomontaggi analogici, riproduzioni, modifiche e aggiunte di testo. La diversità di argomenti e concetti presenti in ogni libro è evidenziata dall’uso di diversi documenti, che fanno di questo oggetto-libro una scultura. Questo progetto è la dimostrazione delle infinite possibilità di espressione, manipolazione e ricerca che caratterizzano il mezzo fotografico.
Inoltre dimostra come il computer e la mente umana possano agire come influire sui diversi modi di guardare il mondo.

Quanto sono importanti per te l’archiviazione e la raccolta di immagini?
Sono una collezionista e archivista matta e confusionaria, lo si nota in tutta la mia produzione!

…e quanto lo è il collezionismo di foto e oggetti?
Potremmo dire che sono drogata di immagini, dipendo dalle immagini!
Infatti colleziono libri, opere d’arte, oggetti diversi, ho così tante cose. Mi sembra orribile e necessario allo stesso tempo, è una sorta di dipendenza, o forse è paura di lasciarli andare? Questa una capacità che necessita di un’intera vita per essere appresa davvero. Sto imparando ma è difficile, ci sono giorni in cui cerco di essere minimalista. Quando si tratta di vestiti o cose pratiche ci riesco perché non compro nulla ma quando si tratta di libri, foto, opere d’arte ho difficoltà perché si tratta di realizzazioni ben più profonde. La verità e che forse voglio vivere solo con quelli, arricchire la mia vita e l’ambiente che mi circonda di queste “cose”.

Pensi che l’editoria e la fotografia debbano rispondere alle domande del nostro tempo?
No, sono sorpresa da alcuni libri fotografici che vedo nelle mail che ricevo dagli editori e non riesco a credere che ci sia ancora un mercato dedicato a questo tipo di libri ma so che i collezionisti di libri fotografici costituiscono una piccola nicchia, che forse è ancora interessata alla produzione di libri fotografici legati ai problemi del pianeta.

Io penso che le nuove piattaforme multimediali in circolazione in campo fotografico siano molto più attuali e concrete dell’editoria. Ciò non significa che il mondo dell’editoria morirà. Deve continuare a vivere perché la pubblicazione di libri d’arte e fotografia è un fenomeno a sé stante e non importa che non corrisponda pienamente ai nostri tempi. La stampa e la pubblicazione di libri d’artista appartengono a tutti i tempi, non possono semplicemente camminare in parallelo alle nuove piattaforme dedicate alla fotografia?

Sinceramente, io non vado alle fiere del libro da alcuni anni, perché voglio rimanere fuori dal mondo dei libri fotografici per un po’. Inoltre, dopo essermi occupata per tre anni del Premio Anamorphosis e aver realizzato questo enorme progetto editoriale che è Automagic, ne ho avuto abbastanza.
Sono sicura che un giorno tornerò a produrre libri, dato che li adoro mentre ci lavoro ma negli ultimi due anni mi sono concentrata su progetti differenti.

Per concludere, quale tipo di consapevolezza vorresti raggiungere attraverso i tuoi libri?
È solo un modo per diffondere le mie idee attraverso quello spazio intimo che è il libro, facilmente accessibili dalle persone di tutto il mondo, che possono riguardarlo in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.

Ph Credits:
© Anouk Kruithof
https://www.anoukkruithof.nl/

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